Museo di Storia Naturale Città di Rosate - Sala X



SQUALI
MISTERIOSI

di Maurizio Mosca








L' articolo originale si trova a questo indirizzo: http://www.pna.it/criptozoologia/squali.htm dove potevate trovare anche la biografia di Maurizio Mosca, che ne è l' autore.

Il sito non è più visibile ma l'articolo è ancora reperibile a questo indirizzo:
http://www.copernico.bo.it/sito_old/subwww/lavoro%20evoluzione/condroitti/squali_misteriosi.htm  dove troverete ogni tipo di informazioni e notizie sugli squali viventi.

Antonio Nonnis, webmaster del sito, ci ha concesso la possibilità di riprodurre l'articolo.




Tra le specie marine che calamitano l'attenzione dei criptozoologi, un posto predominante viene occupato dalla classe dei condroitti (pesci cartilaginei) e tra essi il gruppo degli squali.


FIG 1 - Antica stampa del Feuner che raffigura la cattura di un improbabile squalo (forse un pesce sega?)

Interesse che, come vedremo, assume una triplice valenza così sommariamente delineata:
A) scoperte più o meno recenti di nuove specie di squali;
B) correlazione tra alcune strane carcasse spiaggiate o catturate in alto mare ed imputate come appartenenti a serpenti di mare, salvo poi risultare, ad una analisi più approfondita, riconducibili a grossi squali decomposti dalla lunga permanenza in mare.
C) testimoniata presenza di squali esuberanti dai normali standard in nostro possesso o addirittura di specie reputate estinte da ere preistoriche.




FIG 2 - Molte grandi carcasse di presunti pleiosauri sono riconducibili ai resti di grossi squali alla deriva. Nell'illustrazione sono evidenziate, in nero e in grigio, le parti che deteriorandosi si distaccano dal corpo principale,generando una forma che può ricordare vagamente quelle di un rettile marino preistorico.




Il primo punto è quello che indubbiamente fornisce prove tangibili su quanto di sconosciuto ancora si aggira nell'ambiente marino.

FIG 3 - Lo straordinario squalo dalle grandi fauci (Megamouth) raffigurato in una tavola di Stefano Maugeri.

Solo nel novembre del 1976 venne catturato a Dana Point, nelle isole Hawaii, uno squalo mai classificato prima.

Denominato Megamouth per la vistosa, caratteristica grande bocca, e classificato come Megachasma pelagios, questo squalo semi-abissale (si pensa che viva tra i 150 ed i 1000 metri di profondità) è dotato di una grossa testa globosa dove spicca l'enormità delle fauci provviste di piccoli denti (alimentazione a base di plancton e meduse).


Di color grigio scuro raggiunge medie dimensioni, 5 metri al massimo, ed è conosciuto attualmente in base ai pochi esemplari catturati nelle Hawaii, nel Sud della California, in Australia e in Giappone. Singolare e per certi versi sbalorditiva risulta la recente scoperta della suddetta specie, di discrete dimensioni, in luoghi tutt'altro che remoti.



Squali insoliti sono stati catturati anche nei nostri mari.

Nel giugno 1923 i pescatori di Camogli si ritrovarono nelle reti uno strano squalo lungo sei metri e dal peso di 1200 kg, caratterizzato da una anomala protuberanza posta sul capo (e per questo soprannominato "rinoceronte marino") oltre che da una vistosa bocca. Dalle fotografie d'allora si può desumere che trattasi di uno squalo cetorino o manzo affetto da malformazioni.
Ma non si può escludere la possibilità di una specie sconosciuta, come l'altrettanto strano squalo pescato recentemente nei mari della Scozia, lungo 70 cm, dai grossi occhi e strana conformazione della testa.

FIG 5 - Grosso squalo pescato a Camogli nel 1923 in una foto della Domenica del Corriere

Nel maggio 1971 viene pescato nel mare antistante la baia di Bacoli (Napoli) un "mostro marino" che presentava, secondo le descrizioni, alcune caratteristiche tipiche dello squalo (bocca, colore, struttura della pelle, pinna dorsale e testa) ma di specie ignota, con grossa bocca provvista di piccolissimi denti. L'animale, lungo 3 metri, pesava 250 kg.




Ma ad avvalorare la reale esistenza del "serpente di mare" concorrono i ritrovamenti di "strane carcasse", restituite dal mare spesso in forte stato di decomposizione, che hanno richiamato l’immagine degli estinti plesiosauri (rettili marini contemporanei dei dinosauri). "Strane carcasse" che poi hanno rivelato la loro vera origine, ossia l'appartenenza a squali.

Il 26 settembre 1808 viene ritrovata presso la spiaggia di Stronsay, nelle Orcadi, la carcassa di un grosso animale lungo 16 metri e dotato di un lungo e sottile collo che si stende per 4 metri, sormontato poi da una piccola testa ovoidale.

Il voluminoso corpo di color grigiastro pare dotato di sei paia di zampe e le stampe locali riproducono lo schizzo di una creatura incredibile. L’esame di alcuni organi interni e delle vertebre rivela successivamente che la carcassa appartiene ad uno squalo elefante, o cetorino, di eccezionale lunghezza, poiché gli standard in nostro possesso hanno misure inferiori, 12,27 metri appartenenti ad un esemplare catturato nel 1851 nella Baia di Fundy.

Nella primavera 1885 viene trovato spiaggiato, presso le coste atlantiche della Florida, un analogo reperto lungo però 12,8 metri e dotato di un lungo collo privo di testa. La carcassa non poté essere analizzata perché fu riportata in mare da una forte mareggiata. Probabile cetorino?



Carcassa di squalo di Querquevile
Nel febbraio 1934 approda presso Querqueville, nel versante francese della Manica, un altro singolare e voluminoso corpo lungo 9 metri, con sottile collo di 3 metri di lunghezza, piccola testa simile ad un cammello e coda affusolata.

Le analisi di cuore, rene e vertebre conducono alla conclusione che si tratta dell'ennesimo cetorino. Il capitano del rimorchiatore 117 riferì successivamente che un mese prima del ritrovamento, aveva avvistato nel mare antistante la spiaggia un grosso animale dalla testa di cavallo e lungo collo sottile, che nuotava rapidamente tra le onde.


Nel luglio 1977 il peschereccio giapponese Zujio Maru ritrova nelle reti la carcassa di un animale lungo 13 metri somigliante ad un plesiosauro, che viene sciaguratamente ributtata a mare per terrore di epidemie, visto il forte odore che sprigiona

Simili episodi sono avvenuti pure a Tecoluta, in Messico, nel 1969 e, recentemente, nell'ottobre 1994, presso la costa dell'Isola dei Pescatori nel mare di Barents.

Questi fenomeni potrebbero facilmente spiegarsi con la perdita dell'apparato branchiale, delle mandibole e di altre parti anatomiche dei cetorini dopo lunga permanenza in mare susseguente alla morte. Ciò riduce la carcassa ad una colonna vertebrale sormontata da una piccola testa ovoidale a volte dotata di una sorta di rostro (che in vita sostiene la mandibola).




Il terzo punto ci introduce nei veri e propri misteri del mare, poiché numerose testimonianze raccontano di enormi animali somiglianti morfologicamente agli squali bianchi, solo molto più lunghi.

Le possenti mascelle armate di impressionanti file di denti dello Squalo preistorico Megalodon, ricostruite e messe a confronto con la figura umana.

Ciò ci riporta a milioni di anni fa, quando nell'antico mare della Tetide si aggirava un mostruoso squalo lungo 20 e più metri per un peso stimato di circa trenta tonnellate. Le tracce della sua esistenza sono visibili nei grossi denti (15-20 cm di lunghezza) trovati in molti siti della Terra: dalla California (Sharkto-ath Hill o collina del dente di squalo) al Sud America, dal Giappone all'Australia e in Europa (in Italia esistono siti nel Monferrato, in Piemonte e a Messina).

Classificato come Megalodonte (Carcharodon megalodon) e dalla morfologia simile all'odierno squalo bianco, si reputa probabilmente estinto da circa un milione di anni, anche se alcuni denti analizzati dallo studioso russo W. Tschernezky nel 1954 pare appartenessero ad esemplari viventi rispettivamente 24.000 e 11.000 anni fa.

Ma da testimonianze inquietanti sembra che la presenza del megalodonte si sia protratta fino ai giorni d'oggi. L'ittiologo David Stead riporta nel suo libro Squali e razze dei mari australiani il racconto di un pescatore di Port Sthephens (Nuova Galles del Sud) circa il suo incontro, avvenuto nel 1918, con un titanico squalo bianco lungo non meno di 30 metri.

Lo scrittore Zane Grey ha visto presso l'isola di Rangiroa, nell'arcipelago di Tuamotu (Pacifico del Sud), un gigantesco squalo dalle grandi pinne pettorali e di color verde-giallastro, lungo 9-12 metri.

Squalo catturato all'Isola di Procida nel 1934: evidentemente un cetorino

I pescatori polinesiani temono un gigantesco squalo bianco che pare si aggiri lungo le coste del Nuova Galles del Sud, denominato "signore degli abissi" e lungo 30 metri. Ora, lo squalo bianco più grosso accertato dall'uomo e quello rinvenuto presso l'isola di Fifla (Malta), risultando una femmina di 7,14 metri e del peso di 2730 kg., catturata nell'aprile 1987.

Ma le prove dell'esistenza di enormi squali bianchi si spingono ben oltre le semplici testimonianze.
Nel marzo del 1954 un cutter australiano subì un attacco alla chiglia della barca da parte di uno squalo bianco che lasciò nel legno 17 denti lunghi 10 cm ed una impronta della mandibola di 2 metri di diametro. In base a questi dati si stimò una lunghezza dell'animale di circa 24 metri.

Squali bianchi lunghi sino a 20 metri sono stati segnalati nel 1980 nei pressi del Capo di Buona Speranza e nel Queensland.

Un gigantesco esemplare di manta pescato negli anni 40 al largo delle coste USA

Uno strano episodio avvenne poi nel Mediterraneo.
Sembra che due vedette della polizia costiera abbiano inseguito nel 1934 un enorme squalo lungo 20 metri nei pressi dell'Isola di Ischia. Va però sottolineato che nello stesso anno e nella vicina Isola di Procida, venne catturato uno squalo cetorino lungo 12 metri, probabile responsabile dell'equivoco.


Lo squalo frangiato (Chlamydoselacus anguineus) vero e proprio fossile vivente
rinvenuto per la prima volta nei mari giapponesi.


Un'ultima considerazione ci porta alla conoscenza di un arcaico squalo, vero e proprio fossile vivente, scovato per la prima volta e studiato nel 1884 da Samuel Garman nelle acque dei mari giapponesi. Si tratta del Chlamydoselachus anguineus o Squalo frangiato.

I ritrovamenti di questa specie sono molto rari, ma la cattura nelle acque profonde del Giappone, dell'Europa, della California e dell'Africa del Sud, indicano una distribuzione cosmopolita di questo squalo. Dalla struttura anguilliforme, presenta una unica pinna dorsale posizionata nella parte posteriore del corpo, una bocca sita in posizione anteriore rispetto alla testa e sei fessure branchiali increspate, la prima delle quali circonda il corpo. Il suo serpentino aspetto lo ha annoverato quale possibile serpente di mare, ad una condizione: che esistano forme giganti, poichè dai dati in nostro possesso questo squalo non misura più di 2 metri di lunghezza, anche se anticamente esistevano esemplari molto più grandi.
Vi sono però due segnalazioni che inducono a pensare alla presenza di clamidoselacidi di notevoli dimensioni. Nel 1880 un pescatore della Captain S. W. Hanna di Pemaquid si ritrovò nelle reti uno strano animale anguilliforme lungo 7,6 metri e con un diametro di soli 25 cm. La testa alquanto appiattita possedeva denti taglienti e la pelle era del tutto simile a quella degli squali. Gli studiosi concordarono che la creatura era una forma eccezionalmente gigantesca di Chlamydoselachus anguineus.

Bernard Heuvelmans ricorda un articoletto della Shipping Gazette del 1886 che raccontava la cattura presso Carabelle, Florida, di un misterioso squalo anguilliforme lungo 12 metri e dal diametro di 2 metri. Anche se in quest'ultimo caso siamo più propensi ad una identificazione con un altro pesce considerato come il maggior responsabile di segnalazioni di serpenti di mare, il Regalecus glesne, possiamo comunque ipotizzare che, tra le centinaia di specie di squali, possa forse celarsi la concreta incarnazione del misterioso animale che da secoli molti viaggiatori, marinai e non, asseriscono aver visto emergere dalle acque del mare, frettolosamente etichettato come il grande serpente di mare.



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